Metoddiskussion

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Il mito di Perseo e della sua vittoria sulla Medusa è stato uno dei più significativi e più rappresentati nella storia dell’arte antica, noto da numerosi documenti letterari e archeologici, che ne narrano una o più versioni. Il racconto più antico, opera di Ferecide ateniese, malgrado non ci sia pervenuto integro può essere ben integrato con il testo di Apollodoro279 e la storia, negli anni successivi alle guerre persiane, aveva ispirato anche numerose tragedie  di cui abbiamo frammenti o titoli - e alcune commedie280. Nei secoli seguenti, Perseo così come altri eroi del mito greco furono oggetto di opere teatrali, anche se di minor popolarità rispetto ai modelli classici281, e mentre in tutta l’epoca ellenistica il mito di Perseo è poco presente nel repertorio narrativo, tanto che le vicende dell’eroe vengono ricordate sostanzialmente solo da Licofrone (838-846) e Apollonio Rodio (4, 1513-1517), al contrario i poeti e i prosatori romani ne scrissero ampiamente, soprattutto Ovidio, (Met. 4, 610-803, 5, 1-249; Am. 2, 19, 27; Ars. 3, 415-416), ma anche Igino (Fab. 63. 64) e altri.282

Le vicende mitologiche di Perseo sono invece diffusamente attestate nel corso dell’antichità in tutti i campi dell’artigianato artistico, rientrando tra i primi soggetti narrativi dell’arte greca283

. Dalle origini della sua iconografia, Perseo appare con i suoi attributi usuali: i talari, la kibisis – bisaccia magica dove riporre la testa mozzata -, l’elmo o berretto di Ade che rende invisibili (Αιδος κυνέη) e l’harpe, il falcetto di diamante affilatissimo donatogli da Ermes, col quale decapiterà il mostro; talvolta l’eroe porta anche lo scudo di Atena284. In

279 Schol. ad Apollon. Rhod., IV, 1091 e 1515 = F. Gr. Hist., I, n. 3, F 10-12 (metà V secolo a.C.); Apollod., 2, 4, 1 ss. La prima menzione dell’eroe si deve a Omero, Il. 14, 319-320; la vicenda dell’uccisione della Medusa pare essere stata nota anche ad Hes., theog. 280-283 e Pind., 10, 49.

280 Aesch. Phorkides (TrGF III F 261-262), Polydektes (TrGF III, p. 302), Diktyoulkoi (TrGF III, 46a-49); Soph. Akrisios (TrGF IV F 60-76), Andromeda (TrGF IV F 126-136), Danae (TrGF IV F 165-170),

Larisaioi (TrGF IV F 378-383); Eur. Andromeda (TGF frg. 114-156), Danae (TGF frg. 316-330), Diktys

(TGF frg. 331-348). Per le commedie, Kratinos, Seriphoi (PCG IV frg. 218-232). Cfr. L. Jones Roccos, s.v. “Perseus” in LIMC VII.

281 Vedi l’Andromedas di Licofrone, Livio Andronico, Ennio, Accio, e Danaes di Livio Andronico e Nevio. 282 Fanno alcune considerazioni sul mito anche Strabone (I, 2, 35 p. 42-43; 16, 2, 28 p. 759; 17, I, 18 p. 801), Pausania (2, 15-16, 20-23; 4, 35) e Plinio (Nat. Hist. 5, 128), riferendosi ai culti locali. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”.

283 Apparso nelle scene dal secondo quarto del VII secolo a.C., il mito ha un’iconografia già standardizzata all’epoca, dimostrando che la leggenda era ormai ben conosciuta e diffusa. Vedi LIMC VII, s.v. “Perseus”. 284 Già i più antichi monumenti che ci presentano l’episodio della decapitazione di Medusa raffigurano Perseo con la testa voltata; ciò dimostra quanto sia remota la formula mitologica che definisce mortale la

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particolare, le scene dell’uccisione della Medusa hanno goduto, nel corso della storia dell’arte antica, di svariato successo e di una fortuna a tratti incostante285. Per ciò che riguarda il

territorio italico, l’episodio della decapitazione era apparso presto in età arcaica, in forma monumentale286, nel meridione e nel IV a.C. ormai le iconografie di Perseo erano diffuse sui vasi dipinti locali, soprattutto apuli; durante il periodo ellenistico l’immagine dell’eroe circolava frequentemente su gemme e monete287. La vicenda di Medusa era inoltre quella più

popolare in ambito etrusco: già alcuni oggetti del VI e del V secolo ritraggono Perseo che uccide la gorgone o mentre fugge288, anche se la maggior parte delle scene si data al IV a.C. Sia la scena della decapitazione che quella della fuga appaiono spesso come elemento decorativo sugli specchi e in epoca successiva l’eroe, raffigurato assieme al gorgoneion, ricorre anche come statuetta e sulle cistae289.

Contrariamente alla maggior parte delle iconografie italiche, le quali riflettono essenzialmente i prototipi greci, nell’era propriamente romana le rappresentazioni di Perseo differiscono invece fortemente da quelle greche: l’episodio dell’uccisione di Medusa viene sporadicamente raffigurato e nelle attestazioni rimasteci l’eroe non è mai in fuga dalle Gorgoni290; la scena relativa alla decapitazione ricorre essenzialmente sulle lastre Campana291, su alcuni sarcofagi292 e su vasellame metallico293. L’iconografia dell’eroe che sorregge il

vista della Gorgone, nonostante che le testimonianze letterarie inizino appena con Pindaro. Gli artisti permetteranno molto raramente all'eroe di guardare il Gorgoneion o la stessa Medusa; per ulteriori precisazioni, cfr. Schauenburg, s.v. “Perseo” in EAA 1965.

285 Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus, Iconography”.

286 Metopa di calcare dal Tempio C di Selinunte (530-10 a.C.), Palermo, Mus. Reg. (J. Hurwit, The Art and

Culture of Early Greece, 1100-480 B.C., 1985, p. 294, fig. 127). Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, n. 117.

287 In particolare su monete di Mitridate VI (AE, Mitridate VI Eupatore, 121-63 a.C.) è raffigurato come testa ritratto (ad Amasia, Amisus), mentre tiene il gorgoneion (Laodikeia, Mopsus) o decapita Medusa (Amastris, Amisus, Cabira, Comana). Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 19, 20, 42, 123.

288 Perseo che decapita Medusa: placchetta dipinta da Cerveteri (560 a.C. ca), Roma, Villa Giulia; Perseo in fuga: collo d’anfora (525-500 a.C.), Berlino, Staatl. Mus. V.I. 3226. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 126, 170.

289 Statuetta bronzea a candelabro (fine V-inizi IV a.C.), Vaticano, Mus. Greg. Etr. 12409; specchio bronzeo (III a.C.), Firenze, Mus. Arch. 641; cista bronzea da Praenestina (330-280 a.C.), Roma, Villa Giulia 13149. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 4, 47, 74.

290 Solo in una gemma egli appare mentre corre da solo: sardonica del II-III d.C., S. Pietroburgo, Ermitage SK 1517. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, n. 55.

291 Per esempio a Roma, Mus. Naz. Rom. 62714; Napoli, Mus. Naz. 24224 (L. Balensiefen, Die Bedeutung

des Spiegelbildes als ikonographische Motiv in der Antiken Kunst, Tübingen 1990, p. 237, K 37 pl. 19, 1-2);

Londra, BM D 602; Würzburg, Wagner-Mus. H 2713. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, n. 133.

292 Sarcofago del II-III d.C., Budapest, Hungar. Nat. Mus. (v. C. Robert, Die antiken Sarkophagreliefs III.

Einzelmythen, vol. 3., Berlino 1919, p. 401, n. 331); sarcofagi del tardo II secolo conservati a Budapest,

Hungar. Nat. Mus., inv. 62.84.1 (forse da Aquincum) e a Neumarkt, nella chiesa parrocchiale. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 131-132. Tutti i rilievi su questi sarcofagi presentano un’identica iconografia dell’episodio della decapitazione, completamente diversa da quella delle lastre Campana: al centro Perseo, nudo e con la sola clamide sulle spalle, sta per tagliare con l’harpe la testa a Medusa, inginocchiata sulla destra, tenendola ferma per i capelli e guardandola soltanto di riflesso sullo scudo che Atena, in piedi a sinistra dell’eroe, sta sorreggendo. Una composizione più simile a quella delle terrecotte si può trovare su un sarcofago strigilato della fine del II d.C. a Firenze, museo Bardini, inv. 80 k (cfr. Robert, AntSark III, cit., tav.

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gorgoneion viceversa è più popolare e si trova su gemme, lucerne e monete, oltre che in scultura294. La raffigurazione di Perseo assieme ad Andromeda è di gran lunga il soggetto

preferito, specialmente sulle pitture murali e nella scultura a rilievo295, ma anche l'arrivo a Serifo è un motivo assai apprezzato nell'arte imperiale e lo si ritrova presente soprattutto negli affreschi pompeiani296.

Perseo è quasi sempre rappresentato come un giovane eroe idealizzato, tanto che è raffigurato barbato solo in alcuni contesti della Grecia arcaica, su qualche moneta ellenistica di Filippo V (ritratto come Perseo) e sulle lastre Campana di epoca augustea297; raramente, e solo nell’arte etrusca e romana, viene dotato delle ali298

. Difficilmente egli appare nelle

CVII; H. Sichtermann – G. Koch, Griechische Mythen auf römischen Sarkophagen, 1975, p. 59, tavv. 156- 157,1). Il centro delle strigilature è occupato dall’enorme testa di Medusa, con nodo di serpenti sotto al mento e altre serpi tra i capelli arruffati, ai cui lati si distendono le grandi ali; alle due estremità della fronte del sarcofago, poste su due alti piedistalli e in piccoli riquadri completamente staccati da quello centrale, stanno le figure in movimento di Perseo da una parte e di Atena dall’altra. L’eroe ha berretto e sandali alati; in origine doveva tenere nella mano destra l’harpe, con cui aveva appena decapitato Medusa, anche se il gorgoneion sembra non avere qui nessuna relazione diretta con la figura di Perseo né della dea. La rappresentazione ha un puro valore apotropaico, come si riscontra di frequente sui sarcofagi.

293 Oinochoe bronzea da Thorey (fine del I d.C.), Chalon-sur-Saône, Mus. Denon inv. 82806 (v. L. Bonnamour, Découvertes gallo-romaines dans la Saône en aval de Chalon a Thorey, in RA 1969, p. 287 ss., figg. 2-3; LIMC VII, s.v. “Perseus”, n. 134); phiale d’argento (I-II d.C.) da Lameira Larga (Balensiefen 1990, op.cit. p. 240, K 42; LIMC VII, s.v. “Perseus”, n. 135). Anche in questo caso la scena della decapitazione è raffigurata in modo completamente diverso dalla produzione Campana. Nell’oinochoe costituisce l’elemento decorativo a rilievo dell’attacco inferiore dell’ansa: Perseo in nudità eroica in primo piano, ha appena decapitato Medusa, di cui si intuisce a malapena il corpo sulla destra; tiene sollevate la testa e la spada e ha ancora lo sguardo rivolto dalla parte opposta, in direzione dello scudo che aleggia sulla sinistra. La composizione sulla phyale è più complessa, ma mostra tuttavia il momento immediatamente precedente alla decapitazione: Perseo, in movimento verso destra con l’harpe sguainata, sta per entrare nella grotta dove due Gorgoni stanno dormendo; il suo sguardo è rivolto a sinistra, verso lo scudo che Atena sta sorreggendo e nel quale è riflessa la figura dell’eroe; accanto a lui si erge Hermes, con berretto alato e caduceo, che protegge ulteriormente l’eroe dallo sguardo pietrificante di Medusa sollevandogli il mantello di fronte al volto.

294 Ad esempio, su una corniola del I d.C., Hannover, Kestner-Mus. K 671a; su una lucerna dall’agorà di Atene (175-225 d.C.), Atene, Agora L 5186; su una moneta adrianea da Ierocesarea, Lidia (117-138 d.C.),

BMC Lydia 105, 18; su una statua marmorea del II d.C., Vaticano, Mus. Greg. Etr. Cfr. LIMC VII, s.v.

“Perseus”, nn. 52-64.

295 Phillips ne ha discusso le varie rappresentazioni conosciute e le testimonianze letterarie: K. M. Jr. Phillips,

Perseus and Andromeda, AJA 72, 1968, pp. 1-20. L’immagine di Perseo che libera Andromeda dalle catene

sullo scoglio è conosciuta solo dall’arte romana (per es., affresco di III/IV stile da Pompei VI 9, 6-7 o Casa dei Dioscuri, Napoli, Mus. Naz. 8998; affresco del tardo IV d.C. dal Campidoglio, Roma, Antiquarium Com.; statua marmorea di età adrianea, Roma, Mus. Cap. 501; scodella di vetro cammeo del 25-50 d.C., Parigi, Cab. Méd. 369), ma il motivo estremamente popolare potrebbe riflettere un lavoro del pittore greco Nikias del IV a.C. (Plin. Nat. Hist. 35, 132; K. Schefold, Die Andromeda des Nikias, in Studies in Honour of

A.D. Trendall, 1979, pp. 153-158). Uniche a Roma sono le scene di Perseo e Andromeda che volano

nell’aria, presumibilmente in ritorno verso Serifo, presenti solo in pittura (affresco di IV stile, Pompei VI 15, 1, Casa dei Vettii) e su stucchi (Stucco del 70-79 d.C., Pompei VIII 7, 28, Tempio di Iside). Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 204-216, 229-230.

296 G. E. Rizzo, La pittura ellenistica-romana, Treves 1929, tav. 68; K. Schauenburg, Perseus in der Kunst

des Altertums, Bonn 1960, p. 10 ss. Cfr. K. Schauenburg, s.v. “Perseo” in EAA 1965.

297 Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, p. 347 ss.

298 Difficile da riconoscere senza i suoi specifici attributi, l’immagine di Perseo assomiglia a quella del suo benefattore Hermes, dato che entrambi indossano un berretto alato e anche calzature (stivali o sandali) alate. Solo con la presenza dell’harpe e/o della kibisis l’identità dell’eroe può essere confermata: anche se nelle

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raffigurazioni privo del gorgoneion o estratto comunque dal suo contesto mitologico299. Senza dubbio l’iconografia in assoluto più comune è quella dell’eroe che regge il gorgoneion, solitamente con il braccio alzato300: Perseo con la protome della Gorgone tenuta in alto, il cosiddetto «Perseus triumphant», rimane l’immagine preferita nell’arte romana. Essa appare su rilievi e monete, e persino nella scultura monumentale a Ostia301. Il grande numero di città che hanno emesso coniazioni con l’immagine dell’eroe e i luoghi del suo culto attestati garantiscono la sua continuativa importanza nel mondo antico: Jameson ne ha indicato l’influenza nei riti di iniziazione per i fanciulli che entravano nella pubertà e insieme ad Apollo, o meno frequentemente Eracle, Perseo sembra aver incarnato l’ideale efebico del comportamento responsabile ed eroico302.

prime rappresentazioni l’arma ha una conformazione dritta, già dalla fine del VI a.C. il falcetto diventa comune e dagli inizi del IV in poi la sua forma è quella di una lama dritta con un uncino curvo all’estremità. Per le attestazioni figurative della spada dritta, si vedano i rilievi d’avorio dall’Heraion di Samo (Samos, Mus. E i) e dal santuario di Artemide Orthia a Sparta (Atene, Mus. Naz. 15365), entrambi del 625-600 a.C., oltre alle raffigurazioni sulle fasce decorative di uno scudo argivo del 550 a.C. ca. (Olimpia, Mus. B 975, B 1687, B 1921, B 7373, e Delfi, Mus. 5846). Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 120-122. Per l’iconografia con la spada curva, skyphos attico (550-480 a.C.; Cambridge, Sackler Mus. 1960.324); per quella con la spada a uncino ricurvo, pelike da Taranto (400-375 a.C., Coll. Privata; v. Balensiefen 1990, op.cit., p. 223 K 13, pl. 15,1). Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, n. 114 e 70.

La kibisis invece appare come una sacca di pelle, prima appesa soltanto ad un suo braccio, poi legata al petto o alla schiena (anfora tardo-corinzia da Cerveteri, Berlino, Staatl. Mus. F 1652, e kalpis attico da Capua, Londra BM E 181); cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 187 e 161.

299 Nell’arte romana la figura isolata di Perseo appare solo sulle monete di Tarso, in quanto leggendario fondatore della città, spesso con la statuetta di Apollo Lykeios. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, p. 367. 300 Tra gli esempi, anello d’argento del IV a.C., Taranto, Mus. Naz.; paste vitree conservate a Berlino, Staatl. Mus. FG 4243, Copenhagen, Thorv. Mus., Londra BM 3176 e nella Coll. Once Southesk E 34; monete da Argo (di Lucio Vero, Settimio Severo, Valeriano), da Corinto (Settimio Severo), Tolemaide (Caracalla) e da Tarso (di Caracalla, Pupieno, Balbino, Gordiano III). Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 36, 38-39, 58-59. 301 Per le opere a rilievo, stele funeraria da Vindobona (III d.C.), Vienna, Hist. Mus. Der Stadt Wien UFA Depot 619; placchetta bronzea (inizi III sec.), Berlino, Staatl. Mus. 1970.7; per le monete vedi nota precedente; per Ostia, statua di marmo del 150 d.C. ca, Ostia Mus. 99. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, nn. 50- 51, 59-61.

302 Vedi M.H. Jameson, Perseus, the Hero of Mykenai, in R. Hägg – G.C. Nordquist, Celebrations of Death

and Divinities in the Bronze Age Argolid. Proceedings of the Sixth International Symposium at the Swedish Inst. at Athens (11-13 June 1988), Atene 1990, pp. 213-223. Cfr. LIMC VII, s.v. “Perseus”, p. 367.

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